Recensioni di Angy


Oggi parliamo di: Alberto Di Girolamo

Titolo: Le voci segrete del bosco

Autore: Alberto Di Girolamo

Formato: kindle

Self publishing

 

 

 

Alberto Di Girolamo, nato nel dopoguerra, si è trovato a vivere, mentre frequentava l'Università di Palermo, la significativa esperienza del 68, che l'ha formato politicamente e civilmente, collocandolo a difesa della pace e dei diritti umani. Divenuto, dopo la laurea, docente di filosofia nei licei, ha cercato di innovare la didattica di questa materia, attraverso un'esperienza dialogante che andasse oltre il rapporto puramente scolastico; risultato: professore ed ex allievi, divenuti padri di famiglia, continuano a sentirsi per scambiarsi idee e progetti. Alberto, finora, si è limitato a fare circolare i suoi racconti entro la cerchia degli amici, e sarebbe rimasto sempre in questo sicuro porto, se i suoi lettori non lo avessero spinto a raggiungere il mare aperto del self-publishing.

 

 

Le voci segrete del bosco

 

Il caro amico e stimato autore, Alberto Di Girolamo, ha scritto un nuovo testo per il teatro dedicato ai bambini: “Le voci segrete del bosco” che, dopo averlo letto, e aggiungo piacevolmente, mi sento di consigliarlo anche agli adulti. Di facile lettura e comprensione, con scene semplici da immaginare, tratta argomenti importanti come il rispetto verso la natura.

 

Ci troviamo immersi in un delizioso contesto naturale, un bosco, che vede interagire un gruppo di scout chiassosi ma di buon cuore, tre alberi, un riccio, la Brezza, un assessore comunale, un giardiniere e una poliziotta.

 

Si narra del rapporto uomo-natura e il poco rispetto che, a volte ma non sempre come avremo modo di leggere, l'uomo ha verso quest'ultima.

 

È un racconto fresco, ironico, a tratti spassoso e anche tenero, da leggere ai vostri figli (CON i vostri figli) per farli divertire attraverso questo mondo fantastico, dove gli alberi parlano, ma anche reale, quando decidono di abbatterne uno e allora si vede all'azione la stupidità, la bontà, e la capacità di conversione umana: attraverso questo racconto si apprende una lezione di civiltà.

 

 

 

 

 



Oggi parliamo di: Alberto Di Girolamo

Titolo: Il balcone e il primo amore

 

Autore: Alberto Di Girolamo

Cartaceo: 176 pagine

 

Kindle 481kb

 

self publishing

 

 

Biografia

 

Alberto Di Girolamo, nato nel dopoguerra, si è trovato a vivere, mentre frequentava l'Università di Palermo, la significativa esperienza del 68, che l'ha formato politicamente e civilmente, collocandolo a difesa della pace e dei diritti umani. Divenuto, dopo la laurea, docente di filosofia nei licei, ha cercato di innovare la didattica di questa materia, attraverso un'esperienza dialogante che andasse oltre il rapporto puramente scolastico; risultato: professore ed ex allievi, divenuti padri di famiglia, continuano a sentirsi per scambiarsi idee e progetti. Alberto, finora, si è limitato a fare circolare i suoi racconti entro la cerchia degli amici, e sarebbe rimasto sempre in questo sicuro porto, se i suoi lettori non lo avessero spinto a raggiungere il mare aperto del self-publishing.

 

 

 

 

Il balcone e il Primo amore

Sono due racconti lunghi, ambientati in Sicilia, che narrano storie complesse, incorniciate da uno sfondo storico politico che va dagli anni quaranta ai giorni nostri.

 L'autore riesce benissimo, grazie alla sua scrittura chiara, precisa, spesso ironica e divertente, a tratteggiare un momento storico che appartiene alla cultura di un intero popolo, e non solo di quello siciliano, attraverso episodi di vita vissuta, dai protagonisti, che ci accomunano: per esempio il primo amore, chi di noi non ha vissuto questa esperienza? Di certo, il contesto storico, ha una sua influenza precisa nell'accadimento di un evento così importante ma i sentimenti sono riconoscibili, sono quei sentimenti che hanno fatto battere il cuore di tutti i ragazzi e ragazze di ogni epoca storica. Oppure l'operare scelte difficili, che ti cambiano la vita e le prospettive. A chi di noi non è mai capitato? La bravura di questo scrittore sta proprio nel rendere universali i sentimenti, le sofferenze, gli sbagli e le vittorie e di saperli condire con un tocco di ironia che li rende veri e umani, quasi come se fossimo lì noi, in prima persona, a viverli.

 

Ne “Il balcone” , un uomo si trova, per necessità e per paura a causa di un enorme sbaglio commesso, a vivere una vita diversa da quella che aveva prima, una vita forse non sua; un modo di vivere che 'prima' avrebbe criticato apertamente e che scatena il pregiudizio dei compaesani. L'autore, con questo racconto, lancia un monito in modo ironico ma non per questo scevro di serietà nel trattare l'argomento: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e ci rammenta che nella vita non bisogna mai dire mai.

 

Il secondo, “Primo amore”, si può anche definire un racconto nel racconto. L'autore narra del primo amore del protagonista, e strada facendo la storia si intreccia con il primo amore della sorella, poi quello della figlia, in ultimo quello del nipote, tratteggiando così il cambiamento di usi e costumi delle varie generazioni, cambiamenti che si possono notare anche nei preparativi stessi della cerimonia nuziale, nella scelta del coniuge e dell'attività lavorativa.

 

Alberto Di Girolamo ha dato prova, ancora una volta, di essere uno scrittore attento ai momenti storici che fanno da sfondo ai suoi romanzi, racconti, saggi, ma anche attento ai sentimenti, di riuscire a coinvolgere i lettori con un linguaggio semplice, schietto, che strappa anche un sorriso senza distogliere l'attenzione dal tema principale.

 

 

 

 

 

 

 



Oggi parliamo di: Claudio Vergnani

Autore: Claudio Vergnani

 

Genere: horror

 

Casa Editrice: Nero Press

 

Data di pubblicazione: 19/11/2018

 

Formato: Kindle

 

Pagine: 491

 

 

Claudio Vergnani nasce a Modena nel 1961.

 

Nel 2009 si fa conoscere e apprezzare, grazie a uno stile originale e innovativo, con il suo primo romanzo, Il 18° vampiro, seguito dal Il 36° giusto (2010) e da L'ora più buia (2011), trilogia pubblicata dalla casa editrice Gargoyle di Roma.

 

Nel 2013 pubblica I vivi, i Morti e gli Altri con Gargoyle e Per ironia della morte (Nero Press).

 

Nel 2015 pubblica La sentinella (Gargoyle) e Lovecraft's Innsmouth (Dunwich Edizioni).

 

2016/2017 pubblica A volte si muore (Dunwich) e La torre delle ombre (Nero Press).

 

 

 

 

 

 

I Vivi, i Morti e gli Altri

 

Il protagonista, Oprandi, è un ex soldato caduto nell'alcolismo che si ritrova a vivere in un mondo in cui il confine tra la vita e la morte è stato cancellato. Un mondo in disfacimento che ha sovvertito anche la scala dei valori e delle priorità. Un mondo distopico? Per certi versi sì, presenza di zombie, per altri no, è solo specchio di una società impaurita, lasciata a se stessa, senza notizie certe su come abbia fatto ad arrivare a quel punto.

 

Oprandi cerca di sopravvivere affrontando la situazione, e facendosi carico delle responsabilità che ne derivano, mettendo in atto ciò che gli riesce meglio e per il quale è stato addestrato: uccidere, in questo caso morti viventi donando loro il colpo di grazia, che li libererà dalla condizione di zombie, e restituendo un corpo ai loro cari che potranno dargli degna sepoltura.

 

In un mondo che sta crollando, dove gli uomini mostrano il lato peggiore diventando dei mostri e dove i morti viventi vengono visti per quello che sono diventati loro malgrado - ma anche per quello che sembra ancora balenare nelle cavità vuote dei loro occhi cioè un guizzo di umanità- ecco che un uomo comune con le sue debolezze e i suoi problemi si trova a vendere i suoi servizi interrogandosi sul senso della vita e della morte, cercando di capire quanto sia labile questo confine e concludendo che questo può essere varcato da chiunque abbia una coscienza. Infatti, gli altri, coloro che stanno tra i vivi e i morti rappresentano una categoria che può includere anche noi e che potrete scoprire meglio leggendo questo romanzo.

 

Nel percorso scelto da questo anti eroe, malinconico, malconcio, non sempre simpatico ma coerente con se stesso e le scelte fatte, si inseriscono diversi personaggi con una loro precisa identità che li fa diventare subito riconoscibili dal lettore: Bibi, Jasmine, il Classicista, Marta, una banda di motociclisti, una setta, lascio a voi il piacere di scoprirli.

 

Questo romanzo ci trasporta in un mondo apocalittico pieno di zombie ma non si tratta della solita storia della sopravvivenza fine a se stessa, è un cammino di speranza, una ricerca di un ideale che possa farci andare avanti quando la vita picchia duro e le poche certezze che avevamo cominciano a vacillare. Personalmente ci ho visto tanto amore per la vita sotto uno scenario di assoluto sconforto, terrore, egoismo e individualismo dilagante.

 

Alla fine, il protagonista dovrà prendere una decisione coraggiosa ma l'unica che, forse, potrà aiutarlo a mettersi in pace con la sua coscienza.

 

La versione Kindle contiene anche l'incipit di un altro romanzo.

 

 

 

Vergnani ha indovinato l'ambientazione giusta, nel nord Italia quindi nostrana, la caratterizzazione dei personaggi, le descrizioni vivide, nel loro orrore, delle orde di zombie, il finale non scontato.

 

In questo romanzo non troviamo solo l'orrore ma anche l'ironia, l'amicizia e l'amore, riflessioni filosofiche, l'introspezione e alcune tematiche come il vudù e tutto questo, veramente tanta roba in un solo romanzo, senza mai scadere nel trash.

 

Pur non essendo un'estimatrice del genere horror devo dire che ho apprezzato questo romanzo e mi sento di consigliarne la lettura.

 

 

 

 

 

 



Oggi parliamo di: Ilaria Alleva

 

Autore: Ilaria Alleva

Genere: Fantasy

Data di pubblicazione: 2012

Ebook: kindle 3.63 euro, 291 pag.- su Amazon

Editore: Edizioni Thyrus di Arrone

 

Ilaria Alleva nasce a Terni nel 1996. Frequenta il Liceo Classico G.C. Tacito e si iscrive nel 2015 alla facoltà di Lettere Moderne all’università “La Sapienza” di Roma che tuttora frequenta. Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo, “Ali di Angelo”, con la casa editrice “Edizioni Thyrus” di Arrone, e ottiene un buon successo a livello locale. Nel 2018, dopo qualche controversia con l’editore, pubblica il secondo capitolo “L’Angelo Nero” in e-book ricorrendo al self-publishing, con l’aiuto di Dalia Edizioni, casa editrice ternana con la quale attualmente collabora in veste di editor. Nel frattempo partecipa a diversi concorsi di narrativa e poesia. Dall’aprile 2017 al maggio 2018 ha lavorato per il giornale online “Lo Sbuffo” come redattrice, per la sezione di letteratura di Roma. Nello stesso anno collabora alla realizzazione del Terni Horror Fest 2017 (festival locale di cinema e letteratura) e nel 2018 viene inserita tra i membri della giuria del concorso letterario annesso al festival.

 

Ali di angelo

 

Ilary è un’adolescente come tante, frequenta il liceo ed è circondata dai suoi amici. Uno di questi, Edoardo, è speciale ai suoi occhi: è il primo ragazzo di cui si infatua sperando di essere ricambiata ma Edoardo non è chiaro, sembra che ci tenga a lei però si comporta male, come se in realtà la prendesse in giro.

Ilary sogna che prima o poi Edoardo le riveli di essere innamorato di lei e la baci. Sogna il modo in cui avverrà questo bacio perché sarà il primo bacio ed è importante. Ilary vive in questo suo mondo fatto di amicizie, speranze, sogni e primi amori, non immagina di certo che venga sconvolto da qualcosa che è al di sopra delle sue aspettative e che potrebbe non riuscire a controllare.

 

Un giorno, in biblioteca, incontra Alec. Incontra i suoi occhi scuri e il suo sorriso affascinante e qualcosa le si smuove dentro. Non sa che cosa le stia comunicando questa nuova conoscenza ma sa che si sente bene con lui, si sente compresa e al sicuro.

Alec tenta di farle capire che nutre un sentimento speciale verso di lei ma si rende conto che la ragazza non recepisce, la sua mente e forse anche il suo cuore sono occupati da Edoardo.

 La tensione fra Edoardo e Alec sfocia in un litigio. Ilary, per salvare Edoardo dagli attacchi di Alec, si mette in mezzo e in quel frangente Edoardo si accorge che Ilary non sembra più lei, è come se si fosse trasformata in qualcosa d’altro, ma dopo essere stato in ospedale si convince di avere avuto una allucinazione dovuta al dolore per via del braccio rotto.

 Alec pensa che Ilary sia ancora innamorata di Edoardo visto il modo in cui lo ha difeso. Ilary è confusa, vuole bene a tutti e due e si scopre anche un po’ gelosa di Alec quando si accorge che piace a molte ragazze.

 Alec, nel frattempo, ha provato a dirle chi lui sia in realtà. Ilary non può credergli, anche se sembra veramente sincero, è divisa tra il dubbio e il sentimento che sente nascere. Lei prova a sfuggirgli perché in certi momenti ha quasi paura di lui a causa delle cose che le dice, mentre dentro di lei sente dolcezza e tenerezza per questo strano ragazzo apparso all’improvviso nella sua vita.

 Un pomeriggio scopre una verità che riguarda Edoardo che la sconvolge. Non ha più fiducia in lui e si avvicina ancora di più ad Alec che continua a darle prova di essere quello che dice: un essere metà umano e metà demone. Le farà conoscere alcuni suoi amici, che a Ilary non piaceranno perché ne avverte la malvagità, e una coppia di fratelli che per Alec rappresentano la sua famiglia; la porterà a visitare un mondo fantastico. Intanto Edoardo cerca di parlarle, sembra veramente sincero in alcuni momenti e Ilary ci sta male perché si rende conto che il suo cuore è diviso ma capisce che con Edoardo non sarebbe felice.

 Arriva il giorno tanto atteso e niente succede come lei aveva previsto. Ilary riceve il suo primo bacio. Lascio ai lettori il gusto di scoprire chi sarà a baciare Ilary.

 

In un susseguirsi di colpi di scena, dubbi, sentimenti contorti, incredulità e certezze, mistero, battaglie tra forze spirituali, Ilary capirà di essere una persona speciale, troverà l’amore e riscoprirà di avere dei veri amici.

 

L’autrice ha ambientato questo fantasy nella sua città natale: Terni, con i suoi giardini, le sue vie, la biblioteca, la scuola, dando al romanzo un’aurea di realismo che renderà più interessanti le narrazioni fantastiche.

 La scrittura fluida rende la trama coinvolgente, al punto che il lettore si sente parte della storia come se la vedesse in un film.

 

Per onestà devo segnalare che ci sono refusi lungo il testo, errori di battitura, ma non sono da imputare all’autrice che, comunque, aveva quindici anni quando scrisse questo romanzo ed è proprio per questo motivo che il racconto diventa anche una metafora dell’adolescenza: un periodo nel quale si sogna il grande amore, si vuole stare sempre insieme agli amici, ci si sente forti ma si è anche tanto fragili; ci si pongono molte domande sulla vita, sul bene e sul male, su cosa è giusto fare, sul senso della lealtà e dell’amicizia, si soffre se gli altri non ti considerano come loro, se non ti senti accettato.

 

 

 Leggere Sì/No

 

Sì, consiglio di leggerlo perché, anche se è un fantasy in cui si parla di forze spirituali in lotta tra di loro, e quindi vi si trovano elementi narrativi già sfruttati in diversi romanzi, è gradevole e scorrevole alla lettura. I personaggi sono ben calibrati e con un carattere definito che ve li farà amare o odiare. Altro punto di forza è che la storia si dipana in una città reale e questo le dona un sapore diverso, rende credibile l’impossibile.

 

 

 

 

 



Oggi parliamo di: Valeria Biuso

 

Valeria Biuso è un’appassionata di letteratura francese e americana. Si specializza nello studio delle lingue e delle letterature straniere, frequentando l’Alliance française, la Sorbonne di Parigi e l’Università di Pisa. Scrive racconti, disegna e guarda troppi horror e serie tv.

Pubblica, nel settembre 2017, per Ianieri Edizioni il romanzo “Anche la morte ascolta il jazz”

 

Anche la morte ascolta il jazz

 La storia si svolge a New York alla fine degli anni quaranta tra jazz, poesia beat, moda, esoterismo e controcultura hipster. Questo è l’ambiente creato dall’autrice per far vivere il nostro protagonista e che calza a pennello alla personalità di William Brooks, un giovane scrittore alla ricerca d'ispirazione e di se stesso con un romanzo nel cassetto che vuole portare a termine.

Per vivere scrive per il Partisan Review, la rivista più radicale di New York, e questo mestiere lo avvilisce: lui, che ha letto di tutto per farsi un’idea di come hanno fatto i grandi scrittori a divenire tali e per confrontarsi con la vera scrittura, è costretto a recensire in modo favorevole scrittori mediocri, rispettabili imbrattacarte, che ottengono anche consensi dal pubblico ed editori disposti a pubblicarli.

Ha una relazione contorta con Dahlia, una ragazza ricca, annoiata ed egocentrica. Frequenta i locali storici del bebop e i suoi amici sono morfinomani, perdigiorno e hipster. Ha una famiglia che lo ama ma lui si sente oppresso dai familiari; soprattutto vive un conflitto con il fratello elevato a soggetto esemplare dal loro padre. Esempio che William non condivide: il fratello è un ubriacone, litiga spesso con la moglie e vive una vita mediocre. In realtà Phil, il fratello, è una persona che pur avendo molti difetti non si lascia sopraffare dai problemi, combatte e cerca di risolverli; al contrario, il ritratto di William è quello di un uomo avvilito, insoddisfatto, sognatore e poco incline a cambiare. È un uomo frustrato, che vede il suo fallimento ma che pecca in qualche modo di snobismo intellettuale: critica gli altri e in fondo pensa che è molto meglio la sua vita, anche se incasinata, della loro. C’è una finta modestia in quest’uomo che, mentre si affligge dandosi la colpa delle sue sventure, in pratica non ascolta nemmeno i consigli degli altri perché, in fondo, lui si sente superiore. Il quadro che ne emerge è desolante: ogni personaggio del libro è una solitudine che sfiora quella del protagonista William, quasi che non esistesse vera amicizia o vero amore nella vita. In realtà è proprio lui a fuggire dagli amici, dalla realtà.

Buona parte del romanzo è incentrata sui pensieri dell’uomo, le sue riflessioni, la sua disillusione e amarezza che vanno a braccetto con una buona dose d’ironia.

 Solo l’inaspettato incontro con un lontano parente, il misterioso Noah, riesce però a scuoterlo dal torpore in cui vive da tempo. Noah è un uomo distinto, un viaggiatore e un grande affabulatore che dimostra una inusuale conoscenza della filosofia e della vita. William ne è ammaliato e i suoi discorsi gli fanno intravedere uno spiraglio di luce nelle tenebre in cui versa la sua misera vita. Ma chi è, in realtà, Noah?

 William perde il lavoro al Partisan a causa di un viaggio che intraprende con i suoi amici storici alla ricerca di Dahlia a Los Angeles. Poi, anche la storia con Dahlia finisce a causa di una incomprensione.

 Riesce a ottenere un lavoro, che accetta malvolentieri, come venditore di bibite sui treni e incontra Tine, una ragazza che professa l’amore libero e vive con leggerezza ogni situazione.

 A questo punto, se prima era un uomo disilluso e stanco, artista insoddisfatto e votato alla malinconia e alla negatività, il suo spirito diventa ancor più affranto, rassegnato e gli eventi precipitano, come l’umore del protagonista: perde anche questo lavoro e finisce la relazione con Tine.

 

Il finale non lo dico per non fare spoiler ma posso dirvi che vi farà riflettere su quel senso della vita tanto cercato dal nostro protagonista. Riuscirà William a dare uno scopo alla sua vita? Finirà di scrivere il suo romanzo?

 

Vi lascio con due citazioni dal libro che, a mio avviso, ne rappresentano l’essenza:

 

Mi ero illuso che le cose potessero essere facili, commettendo l’errore più stupido, tipico di chi ha disperatamente bisogno di semplicità. Passavo la vita a ingarbugliare matasse su matasse, credendo fino all’ultimo nodo di poter mantenere il controllo, che in una maniera o nell’altra si sarebbero sciolte. Le matasse, però, non si sbrogliano da sole ed è difficile ritrovare il capo del filo in mezzo a tanti grovigli.”

 

 

 

«L’uomo è nato libero e ovunque è in catene… Rousseau. Ovunque si è schiavi, William. La libertà è un’utopia. Quando accetterai questa verità, saprai di essere pronto. Secondo me, devi soltanto smetterla con questa dispersione. Ti basta scegliere, consapevole dei limiti dell’arbitrio, per convertire l’astratto della possibilità nel concreto della responsabilità. Se rimani fermo alle prospettive mentali della logica e del sogno razionale, sei condannato all’indifferenza: ti sembra di poter cambiare, t’illudi a proposito di un’evoluzione, ma in realtà stai solo disperdendo buone possibilità…»

 

PREMESSA

 Prima di dirvi se leggere o meno questo libro devo fare una premessa: questo romanzo a me è piaciuto tantissimo perché offre molti spunti di riflessione e si presta a differenti punti di vista. L’ho letto due volte, non escludo che ve ne sia una terza, e mi sono imbattuta in aspetti che non avevo considerato la volta precedente. Queste peculiarità, secondo il mio modesto parere, sono proprie dei grandi romanzi.

 

 

Leggere: sì/no

 

Sì: se volete immergervi nella New York anni quaranta, nelle atmosfere abilmente descritte dall’autrice, deliziarvi con una scrittura fluente ed elegante e far parte di un viaggio metaforico. Sì, se siete persone curiose, se vi ponete molte domande, se anche voi vi sentite, a volte, un po’ fuori dal coro. Sì, perché i personaggi sono tutti ben caratterizzati, al punto che mi ci vorrebbe un capitolo intero per raccontarveli tutti: i gemelli, Dahlia, Tine e si suoi amici, compreso un certo Roy che William non sopporta (ed è interessante scoprire perché) e sono fondamentali per capire il mondo di William e di conseguenza il romanzo. Ogni aspetto che viene preso in considerazione è un pezzo del puzzle. Non a caso la storia inizia presentandoci William seduto in un fumoso locale dove suonano jazz e i personaggi che gli sono intorno: sono un emblema del disagio esistenziale vissuto dal protagonista e da un’intera generazione. Sì, perché dovete scoprire chi è Noah.

 

 No: onesta come sempre devo sconsigliare il libro a chi apprezza una narrativa più superficiale, meno impegnativa. Chi vuole subito capire la trama e non ama avventurarsi nei meandri psicofilosofici del romanzo.

 

Non ho contestato, all’autrice, l’eccessivo dilungarsi sulle elucubrazioni mentali del protagonista né sulla vivida e dettagliata descrizione di scene, paesaggi, stati d’animo e sentimenti, perché sono parte attiva del romanzo, sempre secondo il mio punto di vista, ma capisco che per molti lettori possano costituire un ostacolo alla facile comprensione.

 

Vi consiglio comunque di leggerlo. Sarebbe un peccato perdere la possibilità, che William invece si è concesso, di leggere un libro che è portavoce di ciò di cui dovremmo andare fieri: il nostro patrimonio linguistico.

 



Oggi parliamo di: Alberto Chieppi

 

Alberto Chieppi nasce a Vizzolo Predabissi nel 1981 e da sempre abita a Melegnano, a pochi chilometri da Milano.

 

È cresciuto in una famiglia che ha sempre stimolato la sua curiosità e sete di conoscenza nonostante il suo temperamento irrequieto e perennemente insoddisfatto. Affascinato da tutto ciò che è fantastico, misterioso e magico, decise di studiare Astrofisica attratto dalla meraviglia misteriosa dell’universo. Dopo il diploma al Liceo Scientifico si iscrisse all’università, laureandosi nel 2008 con una tesi sull’evoluzione delle galassie. Tuttavia, decise subito dopo la laurea di lasciare il mondo accademico e di cercare lavoro nell’industria, trovando occupazione presso un’azienda operante nel settore aerospaziale.

 

Nel 2010 si è sposato con Federica e da questa unione sono nati, nel 2012 e 2014, due meravigliosi bimbi: Andrea e Tommaso. Con loro, l’Autore, si diverte a inventare storie avventurose di mostri e draghi.

 

 

Il Marchio del Serpente è il suo primo romanzo, pubblicato nel maggio del 2016. Oggi, il romanzo è in attesa di prossima pubblicazione con la casa editrice Dark Zone.


 

Il marchio del serpente

 

Il racconto si svolge nel Reame Incantato, un luogo lontano dalla Terra e dagli esseri umani, dove vivono rinchiuse tutte le creature magiche. I portali d’accesso sono controllati da guardie, nessuno può entrare o uscire a suo piacimento. Ci fu un tempo in cui questi esseri soprannaturali vissero fra i Sapiens e qualcuno, oggi, trama nell’oscurità per riconquistare la perduta libertà e aprire le porte del Reame. Una profezia deve avverarsi: l’arrivo di un ragazzo particolare che aiuterà il popolo del reame incantato in questo ambizioso progetto che vedrà scendere in campo i maghi e gli stregoni.

 

Maghi e stregoni. Due scuole, due ragazzi e i loro amici, due destini che si incrociano e un compito difficile da portare a termine. Se a prima vista può sembrare il solito copione di Harry Potter, a causa di alcuni elementi similari, sappiate che non è così. È un romanzo ben strutturato; i personaggi hanno tutti un loro carattere e per questo la lettura, pur essendo corposa, è facile da seguire; colpi di scena e azione si susseguono avvincendo il lettore.

Ci sono strane sparizioni nelle due scuole di magia: dei ragazzi scompaiono e vengono ritrovati, dopo alcuni giorni, ignari di quanto sia loro accaduto; il Compendium Arcana, il più potente libro di incantesimi del reame sembra svanito nel nulla.

 

Esiste anche un mondo chiamato l’Aldilà dove vivono goblin, orchi, arpie, draghi e orrori di ogni genere imprigionati dai maghi in nome della loro sicurezza. Un goblin, esperto minatore, libera per caso un essere che lui definisce ‘lo spirito della montagna’: è uno dei più potenti stregoni che siano mai esistiti! Imprigionato nell’Aldilà, dopo essere stato sconfitto dal suo acerrimo nemico, non vede l’ora di liberarsi per vendicarsi.

 

La storia, però, inizia a Milano dove il giovane Sam vive da solo. La sua infanzia l’ha trascorsa in orfanotrofio, non ha mai saputo chi fossero i suoi genitori. Il ragazzo, inconsapevole di essere una pedina importante nel grande disegno del destino e, ancor di più, ignaro dell’esistenza di questo mondo soprannaturale, si trova coinvolto, suo malgrado, in qualcosa più grande di lui ma che potrebbe fare luce sul suo passato. Dei loschi individui cercano di rapirlo e una ragazza che lui pensava essere solo una sua vicina di casa lo salva e gli svela che, in realtà, lei lo stava proteggendo.

 

Da quel momento la vita di Sam cambia completamente: l’insospettabile vicina di casa gli rivela che è uno stregone e che solo lui può salvare il mondo del Reame Incantato. Un marchio a forma di serpente che il ragazzo ha sul braccio è la conferma che lui è il prescelto. Sam decide di crederle, anche perché sulla Terra, ormai, lui non è più al sicuro: chi lo cercava lo ha individuato e lui non è in grado di difendersi. Inizia così la sua avventura in questo mondo fantastico. Conosce i membri di una Confraternita che stavano aspettando la sua venuta e che gli spiegano che solo lui può fare avverare la profezia e liberare il mondo incantato dalla tirannia del Cancelliere, l’uomo più potente del reame.

 

Sam inizia questa avventura prendendo coscienza della magia che era sopita in lui e addestrandosi alla scuola degli stregoni. Deve cambiare nome e taglio di capelli per non destare sospetti e non essere rintracciato dagli Spector, una specie di poliziotti al soldo del Cancelliere, che lo cercano in tutto il reame ed è proprio durante un addestramento piuttosto impegnativo, sia per i maghi che per gli stregoni, che gli Spector gli sono addosso e cercano di ucciderlo. In quel frangente Sam si scontra con Sirio, un giovane mago e figlio del Cancelliere. Sirio aiuta il giovane stregone a sfuggire alle grinfie degli Spector. Più avanti i due ragazzi si ritroveranno uno di fronte all’altro nel Torneo dei due Draghi dove devono sfidarsi a colpi di sortilegi ma… E qui non voglio svelare il colpo di scena finale! Vi invito a leggere questo bellissimo fantasy e spero che, come me, amerete: questo mondo incantato e i suoi protagonisti; le loro ricche avventure tra i corridoi delle scuole di magia più prestigiose; la sensibilità dei protagonisti e la loro amicizia.

 


Leggere sì/no

 

Sì, vi consiglio caldamente di leggere questo fantasy perché l’autore non ha lesinato sulla fantasia nel proporci questo romanzo dalla trama ricca ma supportata da una scrittura chiara e fluente e sottoposto a un editing attento.

 

Le avventure sono avvincenti, ben narrate, e vi appassionerete alle storie personali dei personaggi. Inoltre, la saga di Sam e Sirio continuerà con un secondo volume.

 



Oggi parliamo di: Matteo Zanini

 

Matteo Zanini nasce a Bergamo il 17 marzo 1990, sotto il segno dei Pesci. Col tempo, sboccia in lui la passione per la letteratura e la scrittura, che ha cominciato a coltivare con la partecipazione a concorsi letterari nazionali. Laureato in “Lettere” e “Comunicazione, informazione, editoria” presso l’Università di Bergamo, ha il sogno di vivere della propria penna.

 

Ha pubblicato:

 

La notte delle fate” (Miele, 2011) - una raccolta di racconti fantasy –

 

Due romanzi: “Irraggiungibile” (Silele, 2013) e “Aggrappati a un sogno” (Silele, 2014).

 

Alcuni suoi racconti compaiono in antologie edite da Sensoinverso Edizioni: “Cappuccetto Rosso” (2013) e “Quattro giorni per farti innamorare” (2014). Il più recente, “L’anima del lago”, verrà pubblicato entro febbraio 2016.

 

Appassionato di letteratura inglese, musica celtica e cucina. Il suo percorso di carta e inchiostro prosegue, tra sperimentazione e interiorità. Attualmente al lavoro su nuovi testi, alla ricerca di essenza creativa, caleidoscopi di alfabeti e impalpabili immagini.

 


 

La notte delle fate

 

Una notte. Dieci ore per sognare, vivendo una favola.

In cima a dolci colline osservando la volta celeste, seduti sulle sponde di un lago in cui la luna piena si specchia, circondati da fiori, alberi secolari e accompagnati da musica celestiale ci predisponiamo all’ascolto di racconti antichi e, forse, mai completamente dimenticati:Ci troviamo nei pressi di un’altissima cascata, la Luna e le stelle, luminosissime, si specchiano nelle acque del lento ruscello che scorre partendo dai freddi ghiacciai delle antiche montagne e che, dopo aver percorso parecchi chilometri, dopo aver conosciuto nuotatori ed animali di vario genere, si riposa quietandosi in questo luogo ameno. Ma ora silenzio, avviciniamoci pian piano a questo spazio, tanto incantato quanto irreale; la notte delle Fate sta per cominciare...” ( Da La notte delle fate)

L’autore ci trasporta nel mondo magico del 'piccolo popolo': le fate. In un caleidoscopio di colori, profumi, musica e sensazioni inizia un viaggio fiabesco per gli occhi, il cuore e l’anima. In questi racconti c’è tanto di noi: le nostre paure e debolezze, i nostri desideri; gli ostacoli che, spesso, troviamo sul nostro cammino e che sono dovuti ai nostri difetti e ai mali che affliggono il mondo; la volontà di cambiare il corso degli eventi. Faremo parte di questa lotta tra bene e male, rifletteremo sui valori e i principi che dovrebbero sorreggere l’umanità e sentiremo il leggero vento della speranza accarezzarci benevolo. Dieci fate narrano, a turno, storie antiche che parlano dell’uomo e della sua origine, del motivo che spinse il mondo degli spiriti a dividere il loro percorso da quello umano e di come l’amore sia l’unico sentimento in grado di redimere l’umanità.

 «Cosa siamo disposti a fare per Amore?», chiese la sesta Fata, mentre elegantemente si stava sedendo su un tappeto di morbido muschio impreziosito da perle di rugiada. Affrontare le nostre paure più nascoste? Rinunciare a ricchezze pur di ottenere la vera felicità? O anche, cedere tutto quanto di più prezioso possediamo? Quella che state per ascoltare è una storia che ci parla anche di tutto questo... ( Da La notte delle fate)

 Così, sarà l’amore il protagonista assoluto di questi racconti. Le fate desiderano che l’uomo possa ancora stupirsi, commuoversi, gioire o piangere e l’Autore, con tratto delicato, intinge la sua penna nel calamaio della fantasia per dipingere scene bucoliche e ancestrali, solo per noi. Il linguaggio, lieve e fluente come l’acqua fresca di un ruscello che scorre verso la valle, ci traghetta da un luogo all’altro, in questa notte delle Fate, per farci accomodare tra fili d’erba argentei, muschi, canneti e fiori pronti ad ascoltare:

 “Tendete le orecchie, mentre passeggiate in un bosco, in campagna o tra le rocce lisce di un sentiero montano, e chiudete gli occhi; con molta attenzione - e parecchia fortuna - potreste sentire un dolce canto provenire da un ruscello, delle timide risate celarsi dietro fogliami verdeggianti o, perché no, scovare piccole creature alate e luminescenti posarsi di fiore in fiore o tracciare raffinatamente in cielo figure evanescenti.” ( Da La notte delle fate)

 E noi ascolteremo, attenti, e non vorremmo svegliarci mai ma, purtroppo, una di queste bellissime Fate ci soffierà sul viso un po’ della sua pregiata ‘polvere d’oro’ e dovremo ritornare al mondo reale. Ma non disperate, ogni anno le Fate si radunano, in luoghi sempre diversi, per incantarci con le loro storie. A presto! Ci ritroveremo dentro un sogno…

 

LEGGERLO SI/ NO

 

Sì, assolutamente sì, per sognare anche se siamo adulti. Alcune storie raccontate affondano le loro radici in leggende antiche e hanno il sapore di qualcosa di conosciuto, di atavico e rimasto sepolto in qualche angolo della nostra memoria.

 

Il linguaggio che Matteo Zanini usa è semplice ed elegante, lo scrittore dipinge con le parole scenari fantastici nei quali, seppur per un piccolo momento, desidereremo perderci per ritrovare il nostro Io bambino.

 



Oggi parliamo di: Davide Bottiglieri

 

Davide Bottiglieri nasce a Salerno nel1992.

 

Nel 2015 pubblica con Les Flâneurs Edizioni, attraverso pseudonimo, una raccolta di racconti fantasy per ragazzi dal titolo Le Cronache di Teseo. 

Vincitore di:

Premio Letteratura Italiana Contemporanea 2014 e del Premio Adriana Paulon 2016 (Sezione Giovani del Premio Letterario Internazionale “Un Solo Mondo”; 2016).

 

Il suo romanzo d’esordio “Dio suona il pianoforte del Diavolo” si qualifica finalista del concorso Lampi di Giallo 2016. Nello stesso anno gli viene affidata la gestione della rubrica letteraria del web magazine «L’Espressione».

 

Omicidi in si minore Les Flâneurs Edizioni

 

Finalista del Concorso Lampi di Giallo 2016

 

Segnalato nel Premio Culturale Nazionale“La Scapigliatura – Milano bohèmienne” 2017

 


 

Omicidi in si minore

 

L’autore di “Omicidi in si minore”, come si evince già dal titolo, usa un linguaggio innovativo e personalizzato all’interno di un componimento di genere noir. Come la famosa Sonata di Liszt, la trama presenta un andamento sinuoso e altalenante: tratti classici del genere giallo che all’improvviso si adombrano dando vita a passaggi noir che, ancora, cambiano di tonalità aprendosi a un dialogo romantico.

Siamo a Cluj, nel dicembre 1780, un remoto e tranquillo paese della Transilvania che viene scosso da una scia di paura e di morte. Il neo ispettore Ljudevit Alecsandri, membro del Plotone, grazie al suo fiuto, o sesto senso, riesce a scovare tutti i criminali e a consegnarli nelle mani della giustizia. I suoi successi gli attirano invidie e odio, anche da parte di alcuni membri del Plotone stesso. Alecsandri è un uomo tormentato che cerca l’assoluzione dai suoi peccati. Inoltre, il peso della vita di ciascuna vittima, la violenza degli omicidi, la rocambolesca fuga a Vienna, annientano la già fragile psiche dell’ispettore che si troverà coinvolto in un gioco, del quale non sospetterà di essere la pedina, che farà emergere i suoi lati oscuri. In paese arriva un assassino spietato, armato di una fredda intelligenza, che cerca di essere sempre passi avanti all’ispettore tendendogli dei tranelli, al punto da riuscire a farlo credere il sospettato di questa torbida vicenda. Tra l’assassino e l’ispettore inizia un ménage, subdolo e perverso, che terrà il lettore con il fiato sospeso. Quando Alecsandri conosce Helena, che solletica le sue attenzioni, la situazione si complica. È una donna femminile, scaltra, che arriva a toccare corde profonde nel suo animo. Ecco come, magistralmente, l’autore la descrive: “

Ciò che più gli piaceva erano i suoi occhi. Erano svegli e color dell’ebano dalle verdi venature, osservavano instancabili ogni cosa studiandone forma e contenuto e dentro di essi vi si poteva annegare in un mare di desiderio di conoscenza. Erano occhi da predatrice e i suoi modi di fare non tradivano il suo sguardo: puntava con malizia l’oggetto che in quel momento aveva stuzzicato la sua curiosità e vi si avvicinava scivolando, per poi impadronirsene e succhiarne l’essenza. Era una donna con un’incontenibile fame di sapienza. I suoi occhi lo urlavano.”

 

Il libro termina con l’ispettore che si accinge a partire per Vienna, alla ricerca dell’assassino che lui crede di essere riuscito a individuare. Un viaggio che lo porterà, forse, a perdere quel poco di anima che gli era rimasta.

 L’ultimo capitolo “Prove per un requiem” è il sequel del secondo volume di prossima pubblicazione.

 LEGGERLO: sì, no.

Sì, assolutamente. Io attendo il seguito con vivo interesse. Non solo la trama è avvincente, ma l’autore usa abilmente la sua capacità descrittiva per caratterizzare i personaggi in un modo unico. Li amerete o li odierete, vi sentirete partecipi di questa avventura e vi calerete nelle atmosfere cupe del racconto e nei meandri psicologici che ne costituiscono la trama. L’autore ha un suo stile, riconoscibile, preciso, musicale e avvolgente. Infine, l’editing è impeccabile.

 

 



Oggi parliamo di: Eva Sanmartino

 

La Giostra delle memorie” è un libro scritto a quattro mani da Maria Saccà e suo marito Mario Gallorini sotto lo pseudonimo di Eva Sanmartino.

 


 

La giostra delle memorie

 

Il romanzo è costruito prendendo spunto dai fatti di cronaca inerenti ‘il mostro di Firenze’, fatti accaduti tra il 1968- 1985. Furono trucidate delle giovani coppie che, nelle campagne intorno a Firenze, si appartavano alla ricerca di un po’ di intimità. Alle donne veniva asportato sia il seno che il pube.

Si creò, in quegli anni, una vera e propria psicosi che generò una vasta, complessa e piena di colpi di scena, caccia al mostro. O ai mostri, perché più persone furono sospettate di avere agito insieme, i così detti ‘compagni di merende’: due di questi furono condannati in via definitiva, un terzo morì prima di essere sottoposto a un ulteriore processo di appello. Si sono sempre dichiarati innocenti e le prove a loro carico erano indiziarie.

Le indagini continuarono, però, per molti anni perché gli inquirenti erano convinti che gli incriminati avessero sì agito materialmente ma per conto di qualcuno che li dirigeva da dietro le quinte, da una persona che, anche se fosse veramente esistita, non è mai stata trovata.

 

TRAMA

 

Guido è un giornalista, talmente dedito al lavoro da farlo diventare una priorità a discapito della sua stessa famiglia.

In realtà, Guido, non ama affrontare i problemi, non desidera scegliere e, quindi, gli risulta più facile farsi scivolare le cose addosso, non pensarci aspettando che si risolvano, apparentemente, da sole. Per questa sua attitudine è arrivato a separarsi dalla moglie, l’ha tradita e non ha avuto nemmeno il coraggio di assumersene la responsabilità. Anche con il figlioletto Marco, che adora, adotta lo stesso tipo di atteggiamento: giustifica le sue assenze con la scusa del lavoro.

 

Dopo un grave incidente, che lo fa entrare in coma per una settimana, per Guido le cose cambieranno al punto da fargli fare un esame di coscienza che gli permetterà di capire i suoi errori. Questo lo porterà a chiudere il rapporto con la sua compagna Francesca, per la quale abbandonò la famiglia, e ad avvicinarsi al figlio cercando di vederlo più spesso ed essere più presente nella sua vita.

 

Ma quando si sveglia dal coma Guido non è più solo. C’è qualcuno vicino a lui, una presenza che si manifesta parlandogli. Guido crede di stare impazzendo, ma non vuole affidarsi a uno psicologo. Così, comincia ad ascoltare quello che la voce dice e a provare a capire cosa gli stia succedendo. La voce si definisce una delle vittime del mostro di Firenze e lo guida sulle tracce dei veri assassini. Sarà una ricerca lunga, attraverso le campagne toscane inondate di bellezza e crudeltà. Una ricerca che lascerà a terra molte vittime, compreso Guido che non sarà più la stessa persona di prima. Questo percorso è segnato da: colpi di scena, cadaveri, personaggi inquietanti, amicizie improbabili; paesaggi stupendi della campagna toscana, ridenti paesini dove sembra impossibile siano accaduti degli omicidi così efferati, pranzi conviviali all’insegna della rinomata, gustosa, cucina toscana, ovviamente annaffiata con degli ottimi vini e spumanti della zona.

Dopo varie peripezie e perdite, anche di persone a lui care, Guido riesce a trovare i veri responsabili degli omicidi del ‘mostro di Firenze’. La storia, seppur complessa, si dipana linearmente tracciando un cammino stabilito da una fantomatica presenza e direi che è un buon espediente narrativo che ha permesso agli autori di formulare una teoria sul caso, mai completamente risolto, del mostro di Firenze senza addentrarsi troppo nei fatti di cronaca, nelle ipotesi investigative, nei risvolti psicologici, che avrebbero appesantito il testo.

Ho un solo appunto da fare ma capisco benissimo la difficoltà, per gli autori, di raccogliere e vagliare tra le mille informazioni quelle più idonee alla stesura del romanzo: volendo fare bene, perché si capisce che gli autori hanno scritto il loro romanzo con molta passione e attenzione, è stata messa troppa carne al fuoco. Per esempio: quando Guido viene fermato dalla Polizia, dopo che la sua compagna è stata trovata uccisa e viene rilasciato dopo molto tempo, sebbene abbiano già diverse prove che Guido, all’ora dei delitti, non era presente sulla scena del crimine. Il GIP è tratteggiato come fosse un isterico, ragazzino per giunta, e nei paragrafi precedenti Guido, che sta andando a Roma, decide di fermarsi per prendere un caffè e interagisce con alcune persone e questo gesto gli procura l’alibi del quale, dopo poco tempo, avrà bisogno per essere completamente scagionato.

 

Ho trovato questo episodio troppo descrittivo e ricco di particolari, caratterizzazione dei personaggi inclusa, che, in fondo, ai fini del romanzo non servivano. Anche perché non c’è stata interazione con la Polizia lungo tutto il percorso, il che avrebbe dato più senso a questo accadimento. L’investigazione di Guido è guidata da un’entità, quindi è vissuta in solitaria, addirittura non viene creduto e nemmeno lui stesso ci crede, all’inizio, a ciò che gli sta capitando. A parte questo il romanzo mi è piaciuto e si legge tutto d’un fiato.

 


LEGGERLO SI/NO:

 

Sì: perché è scritto bene, unisce il fantastico con il reale dando senso a questa ricerca nel passato che altrimenti risulterebbe solo una sterile ipotesi avvallata da una lunga serie di documentazioni. Un plauso quindi agli autori per questo escamotage narrativo utilizzato su un tema così complesso.

 



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