La poesia, questa nota sconosciuta


Oggi parliamo di Poesia: come è nata, cosa la differenzia dalla prosa, in cosa consistono le Figure Retoriche, cosa significa verso libero e cosa vuol dire Licenza Poetica.

Perché è importante parlarne? Perché oggi la poesia non è conosciuta dal grande pubblico, non vi sono più discussioni volte a comprendere la vera essenza della poesia. Se è vero che il linguaggio nel corso dei secoli subisce mutamenti è logico che anche il linguaggio poetico possa subirli. Altrettanto vero è che se muta il linguaggio non cambiano, però, le regole grammaticali e sintattiche che lo costituiscono. Così è per la poesia: può esserci un'evoluzione del linguaggio ma le figure retoriche, che servono per comporre un testo poetico, sono sempre le stesse e dobbiamo conoscerle; possiamo dire che rappresentano i 'pennelli' del poeta, quindi sono strumenti utili al lavoro dell'artista.

Nascita della poesia

 

Parlerò di poesia non da persona esperta del settore, ma come poetessa che nel corso degli anni ha svolto ricerche, studiato, per arrivare a comporre poesie usando, oltre alla creatività, alla fantasia e alla sensibilità personale, tutti gli strumenti che servono per comporre un testo poetico. Senza una minima conoscenza della struttura poetica, delle figure retoriche che sono alla base del componimento, della metrica, non si possono scrivere poesie ma solo poemi, prosa poetica. Esamineremo  le differenze che sussistono tra poesia e prosa iniziando da brevi cenni storici su COSA sia la poesia, come è nata, come si è evoluta nel corso del tempo. Arriveremo poi ad analizzare nel dettaglio tutte le Figure Retoriche per capire come si scrive,  si commenta,  si valuta e si edita una poesia.  Desidero condividere con voi tutto quello che ho imparato e spero che possiate arricchirmi con i vostri commenti e il vostro contributo personale in base alle vostre conoscenze.  Oggi non si parla abbastanza di poesia o quantomeno non nei giusti termini. Si sente spesso dire che la poesia è per un pubblico di nicchia e dall’altro lato assistiamo al fiorire di una moltitudine di sedicenti poeti che, in nome della modernità,  in nome di un non ben compreso senso della ‘licenza poetica’  e sbandierando  le parole ‘versi liberi’ come fossero stendardi eretti in nome della libertà,  si arrogano il diritto di chiamare i loro componimenti poesie.  In realtà la poesia non è prerogativa di pochi eletti, tutti hanno il diritto di leggerla e di avere un minimo di infarinatura che permetta loro di comprenderla; non è nemmeno vero che la poesia debba essere associata al classicismo ottocentesco perché il linguaggio evolve in continuazione. Grandi poeti come Ungaretti e Montale, per citarne solo alcuni, sono stati fautori di innovazioni nell'ambito del linguaggio poetico per quanto riguarda l'uso di metrica e punteggiatura. Anche Apollinaire fa sì che i suoi componimenti si reggano su singoli sostantivi e immagini, acquistando un valore assoluto, una forte tensione simbolica attraverso un’alterazione sintattica del verso. Ad esempio, in Zone, la poesia che apre la raccolta Alcools, Apollinaire elimina la punteggiatura e lascia i versi o isolati o a gruppi al fine di restituire il ritmo di una passeggiata e, al medesimo tempo, il sovrapporsi di ricordi e immagini che la compongono: nasce così la poesia simultanea.

 

Cos’è dunque la poesia? Cos’è la metrica? Cosa si intende per verso libero? Cosa sono e a cosa servono le figure retoriche? Come si usa la punteggiatura in poesia? Come si commenta una poesia? Insieme andremo alla ricerca delle risposte alle suddette domande.

 Alcune fonti dalle quali potrete attingere per le vostre ricerche:

 

 In biblioteca:

 -Saggio sulle origini della poetica (Franco Angeli, Milano 1999). “Storia della poesia” otto volumi.

 

-La poesia: introduzione alla critica e storia della poesia e della letteratura / Benedetto Croce; a cura di Giuseppe Galasso Milano- Adelphi, 1994

 

-La grammatica come storia della poesia: un nuovo disegno storiografico per la letteratura italiana delle origini attraverso grammatica, retorica e semantica / Elena Landoni Roma- Bulzoni, 1997

 

 -Poesia e storia (della poesia) Ancona- Il lavoro editoriale, 1985

 

 Acquisto:

 

La struttura della lirica moderna (1956), Hugo Friedrich

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Poesia: dal greco pòiesis, creazione, creatività, il concetto di creazione, strettamente congiunto all'idea di ispirazione divina.

Il poeta è infatti colui che crea solo dopo essere stato ispirato da un gruppo di divinità, le Muse, che d'improvviso lo trasportano in una dimensione di straniamento e di oblio. Il carattere sacrale, specialmente in questa prima fase, giustifica e accompagna il ruolo educativo che la poesia ricoprì sul piano sociale durante l'età arcaica. Essa non era concepita tanto come una creazione dell'artista, per dilettare il pubblico con le sue storie e la sua abilità nel narrarle, ma rappresentò per tutti quei secoli lo strumento  usato per conservare il patrimonio culturale e tramandare alla memoria collettiva il sistema di valori dell'intera civiltà. La poesia nacque con lo scopo di conservare e trasmettere alle genti, fatti, vicende, avvenimenti importanti, la storia di un popolo, etc. Venivano tramandati quei valori etici, culturali, antropologici che sono alla base di una moderna civiltà. Questi poeti riportavano il tutto a memoria, non esistendo in quel periodo  la scrittura.

 L’accompagnamento musicale della poesia risulta fondamentale, come nel canto a batocco  dei contadini, nella poesia provenzale;  in altre forme di poesia popolare come quella dei cantastorie che portavano in giro le storie scritte trasformandole in ballate, racconti epici e canzoni. Nell'età romana la poesia si basava sull'alternanza tra sillabe lunghe e sillabe brevi: il metro più diffuso era l'esametro. Essa doveva essere letta scandendola rigorosamente a tempo.

 

Dopo l'XI secolo il volgare, da dialetto parlato dai ceti popolari viene innalzato a dignità di lingua letteraria, accompagnando lo sviluppo di nuove forme di poesia. In Italia la poesia, nel periodo di Dante e Petrarca, si afferma come mezzo di intrattenimento letterario e assume forma prevalentemente scritta ma cominciò a divenire autonoma dalla musica, a differenziarsi sempre più da essa, solo con la diffusione del libro a stampa, inventata da Gutenberg intorno al XV secolo. Da quel momento in poi la lettura diventa  silenziosa, un momento di intimità ma altresì diventa un fenomeno di massa. Con l’avvento della tipografia si passa da un pubblico di ascoltatori a un pubblico di lettori.

 

 “La poesia e la letteratura sono fenomeni umani. Appartengono alla piccola serie delle cose che l’uomo ha sempre fatto, pur in diversi modi. Non è una invenzione capitata a un certo punto della nostra storia. No, dove c’è un uomo c’è sempre stata, e sempre ci sarà, arte. E’ arte delle parole, dunque”, dice il poeta Davide Rondoni.

 

Differenza tra prosa e poesia

 

Nel corso dei secoli, la prosa ha finito col divenire la forma delle storie con personaggi, la poesia la forma delle situazioni minime che sono solo lo spunto per esprimere emozioni, idee, stati d'animo. Questo è tanto vero che per le storie con personaggi, scritte utilizzando versi, si usa la parola poema, non il termine poesia. La poesia non è un diario, non è un testo di narrativa che deve raccontarci una storia e che deve necessariamente avere una fine o un soggetto ma è molto di più è un viaggio all’interno di noi stessi.

Era proprio Dante a dire che in poesia si usano le parole per dire quello che non si sa. Cioè si parla per mettersi in relazione con qualcosa di sconosciuto che ci ha colpito (il segreto, lo chiamava Ungaretti). Mentre in ogni altro tipo di uso delle parole pensiamo di dire quel che sappiamo.

 

IN BREVE

 La prosa è la forma che adottiamo per scrivere in modo naturale, esprimendo le idee come emergono o senza dover seguire regole che ci indicano la misura che devono avere le righe che scriviamo o il ritmo delle stesse. Nella prosa, per esempio, le frasi non devono rimare, cioè la scrittura non ha regole severe come nel caso del verso.

 

 Esempio di prosa:

- Camminavo lentamente, assaporando il profumo dei tigli, lungo la via assolata che, in quel pomeriggio di festa, mi conduceva a te-

 

 Esempio di poesia:

Il verso è una composizione poetica scritta prendendo in considerazione la metrica delle sillabe e il ritmo delle frasi. Nel verso si utilizzano elementi come gli accenti, le pause o il suono simile delle parole per creare una narrazione che rimi o che suoni come una melodia. Si usano, per ottenere questi risultati, le Figure Retoriche

Esempio di Poesia ( Pablo Neruda)

 

"Mi piaci quando taci perché sei come assente,

e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca.

Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi

e che un bacio ti abbia chiusa la bocca."

 

Oppure prendiamo l'esempio del testo in prosa di cui sopra, come trasformarlo in poesia.

 

Camminavo adagio

assaporando il profumo

dei tigli in fiore

lungo il viale assolato

che nel meriggio in festa

mi conduceva al tuo cuore

 

Con una suddivisione metrica diversa ottenuta non solo con la disposizione delle parole e usando sinonimi delle stesse ma anche con la punteggiatura e inserendo la rima imperfetta, abbiamo una poesia. Non sempre la rima è necessaria ma usando le figure retoriche, delle quali tra poco parleremo, se vorrete ottenere un effetto ritmico e musicale vi accorgerete che farete rimare i versi, anche se non palesemente, attraverso una 'rima imperfetta'. Questo avviene quando farete un'ASSONANZA ( figura retorica) es. nave-sale;  o una CONSONANZA es. canto-vento;  

Allora, perché si sente tanto parlare di verso libero? Se per costruire un'immagine poetica devo conoscere e seguire le strutture grammaticali che la compongono, cosa vuol dire verso libero?

 

 

Il verso libero

 

 Il verso è una composizione poetica scritta prendendo in considerazione la metrica delle sillabe e il ritmo delle frasi. Nel verso si utilizzano elementi come gli accenti, le pause o il suono simile delle parole per creare una narrazione che rimi o che suoni come una melodia.

La poesia italiana tradizionale si basa sui versi che vanno dal quadrisillabo (parisillabo) all'endecasillabo ( imparisillabo). 

I più usati, nella poesia di stile elevato, sono l'endecasillabo e il settenario, sovente abbinati tra loro e al quinario. Questi tre versi imparisillabi, infatti, condividono per lo più il profilo ritmico, con una prevalenza di accenti sulle sedi pari e la frequente (obbligatoria nel caso del quinario) accentazione della quarta sillaba metrica.

I versi parisillabi hanno un andamento più cadenzato e un tono più popolare.

Costruire i versi tenendo conto della suddivisione sillabica, della dislocazione delle sillabe toniche e atone, del posizionamento degli accenti è limitante per il pensiero che non può fluire liberamente. La creazione, intesa come momento catartico ( atto a purificare), come atto estemporaneo (l'improvvisazione di un discorso, di una espressione dell'anima tradotta in versi) si trova ad affrontare l'ostacolo della suddivisione sillabica che pone un freno al libero fluire della parola, come fosse un fiume costretto a deviare, costantemente, dal suo corso naturale. Il verso libero significa che i versi che compongono le strofe non sono più soggetti all'osservanza di queste regole di ripartizione sillabica. Come conseguenza di questa 'liberazione' è decaduto anche l'obbligo di fare rimare i versi secondo gli schemi precostituiti. Questo non significa che, per comporre una poesia, possiamo scrivere parole su un foglio bianco senza capo né coda, senza ritmo e musicalità. Soprattutto non riusciremo a esprimerci al meglio senza conoscere le figure retoriche nel dettaglio. Comporre una poesia è una forma di comunicazione sublime, una condivisione intima, un tradurre pensieri con segni visivi che diano un senso alla trama, composta di emozioni, sensazioni, colori e sentimenti, ordita dalla nostra anima.

 

 

Comprensione della poesia

 

La Poesia deve essere capita, circoscrivendola tra le regole che le sono proprie ( le figure retoriche) e le domande necessarie a capirne il testo, il contesto in cui è stata scritta, e la vita dell’autore. Questi sono gli strumenti principali per commentare il testo poetico e capirne il senso oltre la conoscenza strumentale. La poesia è un rapporto a due paragonabile ad altri rapporti che l’uomo vive nel corso della sua esistenza, quindi diventa indispensabile che vi sia curiosità, disponibilità, empatia nel leggere una poesia. Il poeta sta parlando di se stesso e sta parlando di te. Siamo noi lettori a doverci calare nel nostro vissuto e a farla diventare parte di noi quella poesia. Altrimenti non vi sarà comprensione.

 

Il significato di un testo poetico è dato da:

1- il rapporto tra l'immaginario collettivo e l'immaginario del singolo poeta-

2- l'uso del campo semantico da parte del poeta (polisemia)-

3- le scelte lessicali operate del poeta-

4- le figure retoriche del significato-

5- le figure della sintassi-

 L'insieme di questi elementi costruisce il tema che il poeta vuole esprimere e comunicare ai lettori.

 

 

Figure retoriche principali

 

 Le FIGURE RETORICHE sono particolari forme espressive, artifici del discorso volti a dare maggiore incisività e un particolare effetto sonoro o di significato ad una descrizione, un’immagine, una sensazione, un' emozione.

 

Si distinguono mediante le seguenti categorie di figure.

 

Figure di contenuto: l'idea viene espressa, in maniera più calzante ed evocativa, usando un’immagine che ha con essa una relazione di somiglianza.

 

Tra le più usate: allegoria, antonomasia, catacresi, iperbole, metafora, metonimia, perifrasi, personificazione, prosopopea, similitudine, sineddoche, sinestesia.

 

Figure di parola e di pensiero: le parole vengono disposte nel verso con una tecnica particolare (figure di parole) riproducendo speciali effetti. Quando invece le proprie idee vengono arricchite di sfumature personali si hanno le figure di pensiero.

 

Tra le più usate: allitterazione, anadiplosi, anafora, anastrofe, asindeto, chiasmo, climax, enallage, endiadi, epanadiplosi, figura etimologica, ipallage, iperbato, onomatopea, paronomasia, poliptoto, polisindeto, raddoppiamento, ripetizione, zeugma (di parola ); e : antitesi, eufemismo, ironia, ossimoro (di pensiero )

 

Figure di sentimento:  viene posto in rilievo l'intensità dello stato d'animo poetico modificando un suono o trasformando la struttura del verso.

 

Le principali sono: apostrofe, epifonema, esclamazione, interrogazione, ipotiposi.

 

 

 

ALLEGORIA- Figura di contenuto-

 

L’allegoria è la figura retorica mediante la quale un concetto astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta. 

Il senso di un testo passa dal suo significato più superficiale e letterale a un altro nascosto e allusivo.

 

 L'ALLITTERAZIONE- Figura di parola- è la figura retorica che consiste nella ripetizione di una lettera, di una sillaba o più in generale di un suono all'inizio o all'interno di parole successive.

 Nella lirica italiana il primo a farne largo uso è stato Petrarca.

 ES.

 

-Nel sonno agitato, nella notte nera di nubi - 

 

ANADIPLOSI/RADDOPPIAMENTO- Figura di parola- L’anadiplosi  è la figura retorica che consiste nella ripetizione di uno o più elementi terminali di un segmento di discorso, all’inizio del segmento successivo.

ES.

-Ma io ti amavo, io ti amavo ancora;-

 

ANAFORA -Figura di parola-

 

L’anafora è la figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole all’inizio di segmenti successivi di un testo (periodi, sintagmi, frasi), per sottolineare un’immagine o un concetto.

 ES.

 

"…Ascolta. Piove

 dalle nuvole sparse.

 Piove su le tamerici

 salmastre ed arse,

 piove su i pini

 scagliosi ed irti,

 piove su i mirti

 divini,…”

 (La pioggia nel pineto, G. D’annunzio)

 

 

SIMILITUDINE-Figura di contenuto-

 

La similitudine è la figura retorica in cui si paragonano persone, animali, cose, sentimenti, immagini, situazioni per associazione di idee; è introdotta da come, sembra, pare, è simile, somiglia.

ES.

"Buona come il pane; amara come il fiele."

È la più importante delle due forme di paragone; l’altra è la Comparazione.

 Si ha similitudine quando i termini del confronto non sono intercambiabili, perché la loro intercambiabilità altererebbe almeno il senso del paragone: un peccato pesa come cemento armato è diversa da: il cemento armato pesa come un peccato.

 Si ha comparazione quando il paragone fra due entità è reversibile senza alterazioni di senso: Luigi è alto come il mio armadio è simile a: il mio armadio è alto come Luigi.

ANALOGIA Nella poesia tradizionale l’analogia era espressa mediante la similitudine, che veniva introdotta dalle particelle correlative come, così, tale. I nuovi poeti sopprimono le particelle correlative e fondono insieme nell’analogia i due concetti.

 

L’analogia è l’accostamento immediato di due immagini, situazioni, oggetti che non hanno molta somiglianza, basato su libere associazioni di pensiero o di sensazioni piuttosto che su nessi logici. 

L’uso dell’analogia è molto antico e coincide in qualche misura con la metafora. L’uso frequente dell’analogia è una delle caratteristiche della poesia ermetica.

 ES.

-I tuoi occhi zaffiro

si aprono sul mondo marino-

 

ANASTROFE-Figura di parola-

 

L’anastrofe è la figura retorica che consiste nell’inversione dell’ordine naturale delle parole all’interno di un verso, per dare rilievo ad una parola e ottenere effetti fonici. 

 ES: 

 "…Sempre caro mi fu quest'ermo colle…"

 (Leopardi, Infinito)

 

 

 ANTITESI-Figura di pensiero-

 

L’antitesi è una figura retorica che consiste nell’ottenere il rafforzamento di un concetto aggiungendo la negazione del suo contrario ( La vedevo di sera non di giorno)

oppure accostando due parole o concetti opposti (temo e spero).

 ES.

 -Quel cammino

non quella strada

portava alla redenzione-

 

 

 ANTONOMASIA-Figura di contenuto-

 

L’antonomasia è una figura retorica con la quale a un nome si sostituisce una denominazione che lo caratterizza. Si può sostituire un nome comune, un epiteto o una perifrasi a un nome proprio o al nome di una cosa e viceversa. 

 ES.

-il diavolo è il Maligno-

-Marte è il pianeta rosso-

 

 

 APOSTROFE-Figura di sentimento-

 

L’apostrofe è una figura retorica per la quale chi parla interrompe d’un tratto la forma espositiva del suo discorso per rivolgersi improvvisamente e con enfasi ad una persona o cosa personificata ideale diversa da quella reale al fine di persuadere meglio quest’ultimo.

 L’apostrofe rappresenta uno strumento per evidenziare situazioni patetiche e manifestare sentimenti di dolore e indignazione ma anche per esprimere un'invocazione a effetto, una preghiera.

 

ES.

Se tu sapessi amore

quanto sei dentro

ai miei pensieri!

E quanto premi!

Mortal dolore

 

 CHIASMO-Figura di parola-

 

Il chiasmo è la figura retorica che consiste nel disporre, in forma di incrocio, gli elementi costitutivi di una frase, in modo da rompere il normale parallelismo delle parole. Si crea un incrocio immaginario tra due coppie di parole, in versi o in prosa, secondo il modello A, B, B1, A1.

ES.1

Né fe' amor anti che gentil core

 né gentil core anti ch'amor

(Guinizzelli)

 

ES. 2

Sonar bracchetti e cacciatori aizzare    sonar(infinito verbale)+bracchetti(sos. maschile plurale)

-abbaiare di cani e vociare di cacciatori-   cacciatori(sos. maschile plurale) + aizzare( infinito verbale)

(Alighieri)

 

ES.

Pace non trovo e non ho da far guerra

(Petrarca)

In questo caso il chiasmo è di carattere grammaticale-logico: Pace(compl. oggetto femminile singolare)+ non trovo(predicato con negazione)   e non ho da far(predicato con negazione)+guerra(compl. oggetto femminile singolare)

 

Anche se non sono ripetute le stesse parole si parla di chiasmo: se si guarda alla categoria grammaticale delle parole impiegate si ritrova la struttura a X o incrocio nota come chiasmo

 

 

CLIMAX-Figura di parola-

 

La climax è una figura retorica che consiste nell’accostamento di termini o locuzioni semanticamente affini per perseguire l’effetto di un’intensità espressiva crescente. Se l’intensità è decrescente si parla di anticlimax o climax discendente o gradazione discendente. Si usa per sottolineare alcuni passaggi a effetto per focalizzare l'attenzione del lettore.

 

ES.

...e qui per terra

mi getto, e grido, e fremo... (intensità crescente)

(Leopardi, La sera del dì di festa.)

 

...fredde, tacite, smorte...

(Leopardi, La quiete dopo la tempesta.)

 

 

 ELLISSI-Figura di parola-

 

L’ellissi è una figura retorica che consiste nell’omettere, all’interno di una frase, uno o più termini che sia possibile sottintendere, per conseguire un particolare effetto di concisione e icasticità o effetti di attesa e di tensione.

 

 ES.

 "…Ai posteri l’ardua sentenza…"  (omissione del verbo toccherà)

 (A.  Manzoni, Il cinque maggio)

 

IPALLAGE-Figura di parola-

 

L’ipallage è una figura retorica che consiste nel riferire grammaticalmente una parte della frase a una parte diversa da quella a cui dovrebbe riferirsi semanticamente, cioè consiste nell’attribuire a un termine di una frase qualcosa che logicamente spetterebbe a un termine vicino.

In genere la parte del discorso su cui avviene lo spostamento è l’aggettivo, che viene attribuito a un sostantivo diverso da quello a cui il suo significato lo dovrebbe normalmente e logicamente legare.

ES.

...ma io deluse a voi le palme tendo... 

attenendoci alla logica si dovrebbe dire: ma io deluso a voi le palme tendo, riferendo l'aggettivo al sostantivo 'palme'.

(U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni)   

 

 

IPERBOLE-Figura di contenuto-

L’iperbole è una figura retorica che consiste nell’esagerare, per eccesso o per difetto, un concetto sino all’inverosimile.

Un esempio calzante può essere: "Ti amo alla follia"; "Scendo tra un minuto";  "Mi piace da morire"; "Non ha un briciolo di cervello". 

ES.

...uno spirito celeste, un vivo sole...

(Petrarca, Erano i capei d'oro a l'aura sparsi)

 

 

IPERBATO-Figura di parola-

L’iperbato è una figura retorica che rappresenta un’inversione nell’ordine naturale delle parole all’interno di una frase. L’iperbato si realizza inserendo uno o più termini tra parole che sintatticamente andrebbero unite e producendo un andamento irregolare della frase rispetto all’ordine previsto. 

 

ES.

...tardo ai fiori

ronzio di coleotteri...

(E. Montale, Derelitte)

 

METAFORA-Figura di contenuto-

 

La metafora è una figura retorica consistente nella sostituzione di un termine proprio con uno figurato in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini. 

 Oltre che con la metafora, uno spostamento di significato si attua anche con la metonimia e la sinèddoche.

 Le metafore possono essere costruite in vari modi:

 con un sostantivo: una montagna di lavoro

 con un aggettivo: una bellezza sfiorita

 con un verbo: le parole veleggiano

 con un predicato nominale: sei proprio un asino

 Con la metafora il poeta riesce a nutrire la sua poesia di allusioni e la contorna di significati emblematici che noi dobbiamo sapere interpretare.

 ES.

...anche un uomo tornava al suo nido...

(G. Pascoli, X Agosto)

 

 

METONIMIA-Figura di contenuto-

 

La metonimia è una figura retorica che consiste nell’esprimere un concetto per mezzo di una parola diversa da quella propria, ma a essa legata da una relazione di contiguità o di interdipendenza logica o materiale. Nella metonimia, la parola sostituente appartiene allo stesso campo semantico della sostituita o le due parole hanno un rapporto di causa/effetto o un legame di reciproca dipendenza (contenente/contenuto, occupante/luogo occupato, proprietario/proprietà materiale o morale.) 

 

ES.

 

 causa/effetto:

 Ho comprato un Klimt: ho comprato un quadro di Klimt

 ha una bella mano: una bella scrittura

 sentire le campane: i rintocchi delle campane

 effetto/causa:

 guadagnare da vivere con il sudore della fronte: con un lavoro pesante, che fa sudare;

 materia/oggetto:

 possedere molti ori: monili d’oro

 contenente/contenuto:

bere un bicchiere: il contenuto del bicchiere

 astratto/concreto:

 confidare nell’amicizia: negli amici

 concreto/astratto:

avere del fegato: del coraggio

 

 ONOMATOPEA-Figura di parola-

 

L’onomatopea  è una figura retorica che consiste nel riprodurre suoni naturali attraverso espressioni verbali che acusticamente suggeriscono i suoni stessi. (Miao, bau ma anche brr, grr) e ne derivano le onomatopee secondarie, o artificiali, che sono invece parole (aggettivi, sostantivi, verbi ecc.) che riproducono acusticamente il suono corrispondente all'oggetto, come possono essere verbi. Il nostro lessico contiene numerosi vocaboli onomatopeici (miagolare, tintinnare, ticchettio, fruscio, sciacquio, rimbombare, ululare, mormorio, dondolio, ululato, boato, tuono, ecc.).

 

ES.

 

"…il tuono rimbombò di schianto:

 rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo…"

 (G. Pascoli, Tuono)

 

OSSIMORO-Figura di pensiero-

 

L’ossimoro  è una figura retorica che consiste nell’accostare due termini che esprimono concetti contrari e che si contraddicono producendo un effetto paradossale.  

 

Si tratta di una combinazione tale da creare un originale contrasto, ottenendo spesso sorprendenti effetti stilistici.

ES.

lucida follia, brivido caldo, silenzio assordante, disgustoso piacere, buio accecante.

 

…E ’l naufragar m’è dolce in questo mare...

 (G. Leopardi, L’Infinito)

 

 

 PARONOMASIA-Figura di parola-

 

La Paronomasia é una figura retorica che consiste nell'accostare due o piú parole di suono simile ma significato diverso usate con l'intento di ottenere particolari effetti fonici.

  ES.

 

…Tu, placido e pallido ulivo,

 non dare a noi nulla;… 

 (G. Pascoli, La canzone dell’ulivo)

 

 ...Trema un ricordo nel ricolmo secchio...

 (E. Montale, Cigola la carrucola nel pozzo)

 

 SINEDDOCHE-Figura di contenuto-

 

La sineddoche è una figura retorica che consiste nell’uso in senso figurato di una parola al posto di un’altra. 

 Si ha dunque sinèddoche quando si usa:

 il tutto per la parte: l’Europa (i paesi dell'Unione) ha deliberato; Francia batte Germania 1-0 (intendendo le rispettive squadre nazionali di calcio);

 la parte per il tutto: bocche da sfamare;  (intendendo persone)

 di una qualità/caratteristica per il tutto: il ferro (spada);

 del singolare per il plurale e viceversa: l’Italiano (inteso come persona) all’estero (gli Italiani all’estero)

 del genere per la specie e viceversa: mortali (uomini), pane (cibo).

 

ES.

 …le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

 

erano le tue…                                          (pupille/occhi il particolare per il generale)

 

(E. Montale) - 

 

 

SINESTESIA-Figura di contenuto-

 

La sinestesia è la figura retorica che consiste nell’accostamento di sensazioni diverse avvertite simultaneamente.

 Prevede la creazione di un’immagine associando termini che appartengono a sfere sensoriali diverse. 

 Esempi:

 

 …Ma per le vie del borgo

 dal ribollir de’ tini

 va l’aspro odor de i vini

 l’anime a rallegrar…"

 (G. Carducci, San Martino) 

 

 

 ZEUGMA-Figura di parola-

 Lo zeugma è una figura retorica che prevede l’aggregazione a un unico elemento, più frequentemente un verbo, di due o più complementi distinti della frase. In particolare si tratta di quei casi in cui l’elemento a cui sono ricondotti non si adatta perfettamente a ciascun elemento della frase ma si adatta ad uno solo di essi determinando un’incoerenza semantica o sintattica.

 

ES.

 

..Parlare e lagrimar vedrai insieme..   ( vedrai si adatta a lacrimare ma non a parlare

 (Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto XXXIII, v.9) 

 

 

Licenza poetica

 

Cos'è la licenza poetica? Non è uno strumento poetico vero e proprio ma un errore voluto dal poeta per rendere più incisivo il componimento. Questi 'errori' sono di tre tipi: grammaticale-fattuale-metrico.

Esempi: e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore questi due versi presi dal Sabato nel villaggio di Giacomo Leopardi  dimostrano il tipo di licenza poetica grammaticale perché si dice lo zappatore ma a quel punto il verso non sarebbe potuto essere un settenario.

Carducci nella "Canzone di Legnano" nel verso « Il sol ridea  dietro il Resegone » rispetto al punto dal quale si descrive  il monte Resegone sta a nord; rispetto a Milano il sole tramonta dietro il monte Rosa. Questa è una licenza poetica fattuale.

 Le "rime culturali", cioè versi che non sono propriamente in rima, ma che lo sarebbero nel sistema vocalico di un'altra lingua, in particolare la rima siciliana la rima francese e la rima aretina, sono esempi di licenza poetica metrica.

 Questo non vuol dire che possiamo permetterci di scrivere qualsiasi strafalcione grammaticale.

Anzi, a molti poeti del passato furono riconosciute queste licenze poetiche da postumi. Ossia, dopo la loro dipartita, vari critici stabilirono che gli errori, all'apparenza ritenuti tali, fossero stati invece il frutto di una precisa scelta stilistica del poeta. Questo non ci autorizza a scrivere tutto quello che ci passa per la testa o che riteniamo sia utile alla comprensione del verso

 

 

 

 

   

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